Anziani: chi usa gli apparecchi acustici va meno in ospedale e al pronto soccorso

Chi più spende meno spende. O, in altri termini, l’investimento iniziale permette un risparmio a lungo termine. Vale anche per i sistemi sanitari: una costosa prestazione offerta ai cittadini può rivelarsi vantaggiosa perché riduce il ricorso ad altre cure che farebbero spendere di più. Un gruppo di ricercatori americani crede che questo sia il caso degli apparecchi acustici. Le persone anziane che ne fanno uso frequentano meno gli ospedali e i pronto soccorsi. E in caso di ricovero, la degenza dura meno rispetto a chi ne è sprovvisto. Il che si traduce in un risparmio economico per la sanità statunitense sul lungo periodo.

Lo studio che valuta i costi e i benefici delle protesi auricolari è stato pubblicato su Jama Otolaryngology–Head & Neck Surgery. I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.336 adulti tra i 65 e gli 85 anni di età con gravi problemi di udito. Solamente il 45 per cento del campione analizzato faceva uso di un apparecchio acustico. Il dato non sorprende più di tanto visto che le spese per la protesi negli Usa non sono coperte dal Medicare.

Dallo studio emerge che gli anziani con apparecchio acustico avevano avuto meno ricoveri e visite d’urgenza nell’anno precedente al periodo di osservazione rispetto a chi non faceva uso dell’apparecchio acustico.

La differenza tra i due gruppi è di due punti percentuale, non un abisso, ma una discrepanza abbastanza ampia da essere significativa.

Inoltre, in caso di ricovero ospedaliero la permanenza dei pazienti con apparecchio acustico risultava inferiore di mezza giornata rispetto a quella dei pazienti con problemi di udito non compensati dalla protesi.

Ancora una volta non si tratta di scenari diametralmente distanti, ma di piccole differenze che si amplificano però quando si passa ai grandi numeri traducendosi in risparmi considerevoli.

L’utilizzo dell’apparecchio acustico, quindi, ridurrebbe il ricorso alle  cure sanitarie più costose, come i ricoveri ospedalieri e le visite di emergenza, aumentando invece l’assistenza medica più economica come le visite ambulatoriali.

Secondo Margaret I. Wallaghen, autrice di un editoriale che accompagna lo studio, generalmente chi compensa la perdita dell’udito ricorrendo alle protesi presenta condizioni di salute migliori di chi non usa apparecchi acustici. Nei primi, l’incidenza di malattie croniche come diabete e ipertensione è inferiore rispetto ai secondi. E questo giustificherebbe la differenza nell’utilizzo dell’assistenza medica.

Che l’apparecchio acustico possa migliorare la qualità di vita e la salute dei singoli individui è un fatto evidente. Elham Mahmoudi, principale autrice dello studio, lo ha potuto constatare di persona su suo padre di 80 anni. Ma le scelte sanitarie non si fanno sui casi singoli e Mahmoudi e i suoi colleghi lo sanno bene. Per questo stanno analizzando i costi e i benefici degli impianti acustici lungo un periodo di 5 anni. Il risultato non è scontato: i costi dell’apparecchio devono essere aggiunti a quelli delle visite per l’installazione iniziale e per i successivi controlli. Sull’altro piatto della bilancia vanno messe le spese sanitarie provocate da una perdita di udito trascurata che può portare all’isolamento, alla depressione, all’obesità e ad altre malattia croniche.

«Questo è il primo studio – ha dichiarato Elham Mahmoud –  che dimostra un’associazione tra l’uso di apparecchi acustici e il modo in cui gli anziani si servono del sistema sanitario. Da una prospettiva a lungo termine, è possibile che i costi dell’apparecchio acustico vengano compensati dalla differenza nell’uso dell’assistenza sanitaria. Questo rimane da vedere. Ma la perdita dell’udito è qualcosa che molta gente sperimenta e che può essere superata nella maggior parte dei casi. Quindi, l’efficacia dei costi può essere solo un modo per misurare se la copertura assicurativa per gli apparecchi acustici è la cosa giusta da fare». 

 

 (Fonte :http://www.healthdesk.it)

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